“L’universo cresce, si espande, allontana le galassie, pare quasi fuggire dalle teorie che cercano di afferrarlo. La questione del principio e quella della fine sono in fondo una cosa sola. Alcuni teorizzano che ogni cosa si espande, si accelera, altri invece che un giorno o l’altro l’universo invertirà il suo corso e si ritrarrà nuovamente, prigioniero di andamenti ciclici che non conoscono né nascita né disfacimento.” Inventario di alcune cose perdute, Judith Schalansky |
TENTATIVI 2022-2023
Tessuti di lino quadrati, sospesi attraverso sottili filamenti.
Alcuni chiusi, quasi accartocciati, altri cercano di sbocciare, di dispiegarsi.
Sulla superficie sottili tracce che paiono evocare mappe di pianeti immaginari, isole sfaccettate, luoghi del desiderio.
In origine erano tessuti tesi, bianchi, vuoti, luoghi di silenzio, spazi in attesa di un significativo atto creativo.
Si tratta invece di un'azione semplice, quasi banale, quella di “stropicciare” il tessuto, che permette alle tracce di emergere dal nulla.
Il gesto di accartocciamento offre l'opportunità ai segni di sorgere e diventare visibili attraverso il gioco di luci e ombre.
Il filo ricama la geografia immaginaria, in parte suggerita dalla materia stessa e in parte frutto della scelta artistica.