RITRACCIARE IL CONFINE DELL'ASSENZA. E' ANCORA ROSSO. Testo di Giovanna Brambilla Disfare Il paradosso del sorite (ovvero del mucchio) è un paradosso nato nell’antica Grecia, e creato dal filosofo Eubulide di Mileto: Il suo ragionamento, detto in breve era questo: se da un mucchio io levo un granello di sabbia, resta un mucchio, la stessa cosa se levo due granelli, tre, dieci… fino a quando però non resta solo un granello di sabbia. Quando il mucchio smette di essere tale? Esiste o non esiste? Quale quantità ne determina l’esistenza? Il paradosso nasceva mettendo a confronto un problema di qualità, o di identità, e uno di quantità. Il principio o si ritrova, silenzioso, sotteso a questo lavoro che si interroga sulla percezione e l’affermazione di che cosa sia un colore. Se l’opera precedente racconta ciò che degli altri noi NON vediamo, e che spesso giudichiamo a sproposito, questa porta allo scoperto quello che vediamo, levandoci da sotto i piedi la certezza di sapere giudicare a proposito. Fino a quale gradazione noi identifichiamo un colore come rosso? A volte, isolandoli, i colori si posizionano nello scaffale delle nostre certezze e ci invitano a determinarne il colore senza dubbio: un rosso, un arancione, un marrone, un giallo carico, ma quando queste tonalità vengono posizionate vicine, ecco che il sistema di valori ha uno scarto, si sposta dal binario della sicurezza del giudizio, ci rende immediatamente consapevoli della relatività delle nostre parole assertive. Ciò che da solo ci sembra decifrabile, accostato ad altri ha i contorni più sfumati, le tinte più ambigue, Anche le forme ci ingannano. Quello che appare come un cerchio è il cuore di una foglia. Quantità e qualità si scontrano in una lotta senza vincitori, perché quello che conta per l’artista non è indicare una verità come un dogma, ma piuttosto smuovere dalle nostre abitudini la sbrigatività dei giudizi, spesso tranchant, su molte questioni, anche le più delicate, levare quella crosta calcificata che ha annebbiato la nostra capacità di discernimento. In un panorama non solo artistico, ma anche culturale e politico, dove le affermazioni perentorie e semplificate conquistano pubblico, dove il nome di un artista conta più della qualità di un’esposizione sono banditi concetti come complessità, approfondimento, dialettica, dibattito, dialogo, che raccontano la necessità di più punti di vista per comprendere piccoli e grandi temi della nostra vita. In questo tempo l’artista che poeticamente racconta capire che la forza maschera a volte delle lacerazioni, che le definizioni non sono lo strumento migliore nel labirinto della vita, fa un’operazione estetica alto livello, ma non si scorda quanto alla fine è sul piano dell’etica che dobbiamo rendere conto di chi siamo. . |